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La tavolozza travolgente di Luciano Primavera - di Carlo Marcantonio

I confini tra pieno e vuoto, tra figura e spazio, sono assolutamente concreti e studiati in ogni particolare. Luciano Primavera, pittore solare e drammatico allo stesso tempo, trae da ogni situazione la linfa creatrice che gli comporta una facile messa a punto degli elementi che combinano le sue composizioni. Motivo di ispirazione per questo importante artista sono anche gli scorci collinari dei Castelli Romani, quei Castelli di cui ama anche la cucina. La pittura di Luciano Primavera parte da una solida base disegnata, sorge da un chiaro nucleo germinale, e si sviluppa poi attraverso volti muliebri e panneggi, antiche architetture e cornici barocche. A volte la sua pittura sembra vista da una finestra prospettica: egli gioca con l’integrità degli oggetti e, pur rispettando la loro costruzione, li manipola cromaticamente sino a raggiungere un’essenza specifica. Tutti i suoi dipinti hanno una matrice figurativa, molto rigorosa, e rivelano una realtà rivisitata dalla sua sensibilità, dalla sua cultura e dalla sua lunga militanza di artista. Tutte le sue opere passano quindi attraverso questo importante filtro.
 
Una pittura come specchio dell'anima
Penso che a Luciano Primavera piaccia una frase che Andre Malraux scrisse a proposito di Bonnard: «Le tableau est moyen de fixer l'emotion, et l'emotion moyen de creation du tableau». In effetti nei quadri di Primavera esiste una rispondenza intima tra immagine di natura e immagine di figura. II suo sguardo illumina e rivela i segreti significati delle figure (in primis di quellIe femminili), dei paesaggi e degli oggetti che entrano nel suo giro d'orizzonte.
Non subisce la realtii fenomenica, ma la interpreta in chiave lirica. Lo spazio e regolato e fatto significante dal trascorrere del tempo: sia il tempo reale, di ore, di stagioni, di luci sempre diverse; sia il tempo interiore, di sentimenti, di motivi spirituali.
Nei dipinti di Primavera le fitte tessiture di tocchi di puro colore, spesso densi e scanditi come tessere di mosaico incastrate negli accostamenti più immprevedibili, potrebbero a prima vista sembrare quasi dettate da un incontrollato furor cramaticus d'intonazione vagamente simbolista, se non fosse invero un modo di ricostruire poeticamente la effusa, impalpabile sostanza luminosa di cui l'occhio affascinato e rapito dell'artista vede come imbevuto ogni frammento visivo. Per dirla con Bachelard, è un cristallo che scioglie la sua perfezione geometrica nella vita organica che riflette: uno speccchio dell'anima.
Floriano de Santi

The most striking feature of Luciano Primavera's paintings is the successfull combination of abstraction and figurativeness: geometrical lines peacefully interfere with the postures of the human figure and the harmonious qualities of stilllifes and landscapes by either acting as diaphragms or bypassing, in a transparent fashion, the contours of the object. In both cases, the abstract element dilates spatial perspectives and exercises, by means of its linear patterns, a rational control over the lyrical, sensuous treatment of the figuraati ve element.
The colour underlines the elusiveness of the represented world by softening the opacity of matter and by incorporating contrasts of light and shade into a monochromatic succession of dream-like blues and greens.
The object, therefore, although substantially reproduced with realistic faithfulness, comes to be projected into a surrealistic magic atmosphere upon which the geometrical structures act as a contributing factor in exerting a peculiar kind of self-constraint. Never does the treatment of the object, in fact, escape into a realm of unreachable or overcrowded symbolic implications: it always confines itself to capturing a fleeting moment of human life (as with images of women looking out at a distance trough transparent screens) or aspect of nature.
Without focusing upon complex intellectual schemes, Primavera successfully conveys both a feeling of optimistic attachment to the outside world (which is delicately and accurately portrayed) and a consciousness oflimits encountered by man in approaching a reality made up of persons and objects familiar and yet persistently distant, impregnated with the mysterious qualities of existence.
John Picchione

Più congeniale gli risulta la cultura visiva del passato, magari di un passato anche recente, di una modernità ormai solidamente storicizzata. Tanto per addurre un esempio familiare al nostro artista, al momento di impostare gli equilibri compositivi e le tonalità di un quadro, egli tiene ben presente la lezione di Mondrian. Ma, in genere, i riferimenti si addentrano nei secoli e spaziano dall'antichità classica all'impressionismo; circostanza, questa, come si avrà modo di constatare tra poco, di grosso momento in Primavera; ben altra cosa dei canonici tributi al museo, verificabili in ogni artista che si rispetti, che risulta sempre figlio, e debitore di una certa tradizione estetica. In lui agisce in primo luogo l'eredità di una formazione giovanile, che trovo un momento qualificante all'Accademia di Belle Arti di Firenze con l'insegnamento di un appassionato cultore del Rinascimento, qual è Alessandro Parronchi.
Una pittura, insomma, ben radicata in terreno fertile, sostanziata di storia e del museo, ma che tuttavia non subisce - neppure nel momento del loro più serrato accreditamento critico - suggestioni di marca neomanierista. In effettti, le tele di Primavera vivono un'esistenza autonoma, calata in un'atmosfera librata tra l'evocazione del mito e ricercati rimandi alla contemporaneità; una figurazione colta, in cui è sistematicamente ricorrente - seppure con diverso peso compositivo - l'inserzione di un'opera o di una citazione di arte antica. Puo trattarsi di un elemento allusivo (ad esempio, un sarcofago classiico, con i bassorilievi sapientemente reinventati - autentici d'apres - dal pittore), ovvero un vero e proprio omaggio ad un grande maestro del passato; tipologia, quest'ultima, ben esemplificati in mostra da Omaggio a Goya.
Qui poi scorgere agevolmente una componente ironico-ludica; un simbolismo di agevole decifrazione; un sincero tributo ai grandi artisti che il pittore ammira ed ama; ma anche il pretesto, da parte di Primavera, per poter dire quello che sente; cominciando dal sacrosanto tributo al fascino femminile.
Carlo Fabrizio Carli

La campagna, l'albero, il fiore, lo spazio: ecco il mondo che Luciano Primavera propone, un mondo non dissimile da quello del passato, ma rivissuto da lui con strazio e tenerezza come un bene perduto. E' il suo "posto delle fragole" composto di giardini, viali, prati immensi, balconi, dove umori e lontananze diventano quasi tattili. Quei verdi filtrati, quelle luci. Un senso di magia, di rimpianto, di recupero. Anche noi in queste tele ritroviamo un po' del nostro "paradiso perduto". Certamente nella natura che Primavera vive ed insieme rievoca, distante dall'occhio quanto basta per esser vista con la mente e il sentimento, ma sottilmente verificata dalla sua esperienza, sta la poesia più pungente e diretta dell'artista.
Liana Bortolon

[...] Ma la mostra di Vasto non è tutta qui:come già nelle scorse edizioni, sono stati chiamati nel centro balneare della costa abruzzese tre pittori quasi per una piccola mostra personale, una specie di laurea a pittori professionisti, anche se giovani. Sono Luciano Primavera (1935), Antonio di Fabrizio (1933) e Augusto Pelliccione (1935). Il primo dei tre è un artista di finissimo gusto cromatico; e se nei nudi e nelle figure si presenta ancora con una certa calligrafia e tenerezza sentimentale, nei due paesaggi e nelle nature morte - specie quando gli estremi del suo problema, astrazione-figurazione non assumono forti contrasti - è davvero poetico e bisognerebbe acquistarlo.
Marcello Venturoli
 

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